L’empatia è un’attitudine sociale di grande rilievo che apre le porte agli stati d’animo altrui consentendo non solo di comprendere il senso di ciò che l’interlocutore afferma, ma anche di carpire significati nascosti, come quelli della comunicazione non verbale.
Definizione di empatia
La definizione più utilizzata di empatia è: “La capacità di mettersi ‘nei panni dell’altro’”, cioè di riuscire a coglierne punti di vista, pensieri, sentimenti, emozioni. L’ascolto empatico rende possibile la metacomunicazione, quindi afferrare il senso di ciò che l’interlocutore pronuncia, cogliendo anche il significato psico-emotivo composto da elementi che spesso vanno oltre il contenuto semantico, ma che vengono esplicitati, ad esempio, dal linguaggio del corpo. Mostrando il mondo attraverso gli occhi degli altri, dunque, l’empatia consente una comunicazione interpersonale efficace e gratificante, ma comporta anche il non essere giudicanti, rimanendo sensibili e comprensivi.
L’empatia nel mondo animale
È stata dimostrata l’esistenza dell’empatia anche in diverse specie animali. Elaine Aron evidenzia che i biologi hanno trovato in oltre 100 specie (e probabilmente ne esistono molte di più), dai moscerini della frutta, a uccelli, pesci, cani, gatti, cavalli e primati, il tratto innato dell’alta sensibilità, che comprende un’alta empatia e rispecchia un determinato tipo di strategia di sopravvivenza. Ad esempio, i topi sono sensibili alla sofferenza dei simili: evidentemente, l’empatia svolge un ruolo adattivo per la conservazione e la sopravvivenza della specie.
I neuroni specchio
Nel 2006, i ricercatori italiani Rizzolatti e Sinigaglia hanno scoperto i neuroni specchio: una particolare classe di neuroni che si attiva allo stesso modo sia quando eseguiamo una determinata azione, sia quando osserviamo qualcun altro compierla. I neuroni specchio simulano nel cervello dell’individuo che prova empatia ciò che sentono gli altri, consentendo di raggiungere una particolare sintonia. Quando siamo testimoni di un’azione, dunque, si mette in moto lo stesso sistema neurale che si attiva quando la svolgiamo.
Vera empatia e intelligenza emotiva
Grazie ai neuroni specchio siamo, quindi, in grado di comprendere le azioni che osserviamo perché, avendole eseguite in passato noi stessi, o essendo potenzialmente in grado di farlo, le rappresentiamo dentro di noi. Dunque, per poter comprendere fino in fondo le emozioni degli altri è necessario saper prima riconoscere le proprie.
L’intelligenza emotiva, infatti, consiste nell’individuazione, nel riconoscimento e nella comprensione delle proprie emozioni e di quelle degli altri, ma significa anche gestire e migliorare il proprio modo di fare e le relazioni in base a tale consapevolezza, la quale rappresenta la base della crescita personale e della comunicazione con il mondo esterno.
Grazie all’intelligenza emotiva si prova la cosiddetta “vera empatia”, sperimentabile soltanto grazie alla capacità di comprendere fino in fondo gli stati mentali degli altri, capacità che si definisce con il nome di “mentalizzazione” e che compare intorno ai due anni di vita.
Goleman afferma che chi non sviluppa l’intelligenza emotiva rischia di diventare “analfabeta emotivo” (o analfabeta emozionale): incapace di riconoscere e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri, dunque di provare empatia e compassione. Alti livelli di intelligenza emotiva, invece, rendono empatici verso gli altri, dunque particolarmente in grado di comprenderli e di mettersi nei loro panni.
L’empatia in psicoterapia
Una presenza rilevante o un deficit importante di empatia possono portare a determinati tratti psicologici.
Presenza rilevante di empatia
Esiste una speciale categoria particolarmente empatica e intuitiva: sono le persone altamente sensibili. Il loro sistema neurologico funziona in modo particolare, in quanto è più attivo e suscettibile, dunque fa sì che gli stimoli vengano percepiti in maniera più intensa e profonda, perché possiedono geneticamente il tratto dell’Alta Sensibilità.
Deficit importante di empatia
Un deficit importante di empatia può portare a disregolazione emotiva e difficoltà nelle relazioni interpersonali, causando potenzialmente disturbi come:
- Disturbo Antisociale di Personalità
Comporta principalmente superficialità, mancanza di rispetto e violazione dei diritti altrui, incapacità di assumersi responsabilità, come un lavoro e/o una relazione affettiva stabile. Menzogne, scontri, dipendenza da alcol o droghe sono solo alcune delle possibili conseguenze;
- Disturbo Narcisistico di Personalità
I tre elementi distintivi di questo disturbo sono: idea grandiosa di sé, bisogno di ammirazione e mancanza di empatia. I narcisisti patologici non sanno mettersi nei panni degli altri perché convinti che le proprie esigenze vengano sempre prima di qualsiasi altra cosa e che il loro punto di vista sia l’unico a essere corretto;
- Disturbo Istrionico di Personalità
Emotività eccessiva, ricerca di attenzione (attraverso comportamenti seduttivi e provocanti), tendenza a considerare le relazioni più intime di quanto non siano, mancanza di abilità sociali (e, nello specifico, di empatia) sono i sintomi principali di questo disturbo;
- Disturbo Borderline di Personalità
È caratterizzato da pattern a lungo termine di instabilità emotiva, interpersonale e comportamentale. Le difficoltà manifestate nelle relazioni interpersonali hanno origine, con ogni probabilità, dalle difficoltà nella sfera empatica.
Kohut considera l’empatia come un metodo terapeutico, cioè sia come uno strumento di conoscenza, sia come modo per “riparare i difetti del Sé” tramite la frequente esposizione a esperienze di comprensione empatica.
Quindi, in conclusione: l’empatia è necessaria per comprendere le emozioni degli altri e molto importante all’interno delle relazioni interpersonali. Esistono persone altamente sensibili che provano empatia verso gli altri in modo innato, naturale e spontaneo, ma esistono anche persone meno empatiche che possono, però, imparare a esserlo, in modo da riuscire a mettere in pratica l’empatia, migliorando i propri atteggiamenti e le relazioni con gli altri.
Dott.ssa Federica Majore
Psicologa del Comportamento Alimentare
Psicoterapeuta
3924131042
federica.majore@gmail.com